MAGICA AMAREZZA
Nel nostro terreno, vicino ad un’antica legnaia dove ancora oggi ricoveriamo la nostra produzione di legna (abbiamo numerosi caminetti), sorgeva un piccolo albero di visciole che fin da bambino apprezzavo per il loro particolare sapore. Da ragazzo notavo che a forza di mangiarle e di abbandonare per terra i semi, ogni anno ricrescevano e generavano giovani piante che il falcio dell’erba si portava via ogni volta.
Poi, non ho mai capito il perché, la pianta che produceva tanta bontà cominciò una lunga malattia, quando capii che la sua scomparsa era vicina rimasi amareggiato, l’albero (pensavamo) era selvatico, dove mai ne avremmo potuto trovarne uno? Mia moglie Mina provò (estrema ratio) a scavare attorno ad un ultima giovane piantina e a ripiantarla. Il colpo di coda riuscì ed ora abbiamo di nuovo da alcuni anni un meraviglioso visciolo. Da allora abbiamo ripreso a mangiarle e a produrre in quantità limitatissima la mitica confettura Sacone di visciole. La raccolta del prodotto va fatta manualmente, certo questo porta ad una notevole lentezza ed aumento dei costi ma credo anche che la golosità del gustarle mentre si raccolgono ralletti ulteriormente l’operazione!!
Il visciolo è una delle tre varietà esistenti del prunus cerasus: l’amareno, l’albero delle marasche ed appunto il visciolo. Per riconoscerle oltre che alla vista basta un assaggio, mentre le amarene sono amare e un po’ acidine, le marasche quasi nere e molto amare e acidule (è da loro che nasce il liquore maraschino), le visciole (rosse) sono un misto di amaro e dolce che si scioglie in bocca.
Il pensiero va subito alle ciliegie (che adoro) ma di queste (prunus avium) sono parenti non proprio vicinissime.
La siccità del 2003 ci ha portato via tutte le piante di ciliegio e dopo una giusta quota di anni le abbiamo ripiantate ma prima di riaverle in abbondanza ci vorranno anni. Il ciliegio dolce che tutti conosciamo è infatti una pianta che percorre una lunga giovinezza prima di diventare pronta ad una sostenuta produzione.
Il visciolo non è così. La pianta si sviluppa velocemente (produce già da giovanissima) adattandosi al clima che trova, praticamente non viene coltivata (qualche piccola potatura può aiutarla ad controllare la sovra produzione), mantiene la sua natura selvatica, non soffre ne freddo ne siccità. La gran quantità di fiori e l’autofertilità rendono la fruttificazione del visciolo spesso abbondante. Insomma è proprio una pianta forte e generosa che non teme quasi nulla e ti da subito frutti e un ottimo legno; certo il frutto non è della bontà della ciliegia ma ha un suo gusto particolare molto gradito (io la adoro) ricchissimo di sostanze utile e curative, molto spesso utili alla prevenzione di tante malattie.
Come è arrivato da noi il visciolo? Il visciolo è originario dell’Asia Minore, non si ha certezza se ancor prima di essere introdotto nel mediterraneo occidentale non avesse un origine più orientale (Armenia, Caucaso o Asia centrale).
I romani lo introdussero molti secoli fa nel levante mediterraneo; si narra tra storia e leggenda che già all’epoca repubblicana nel periodo tra il 68 ed il 71 a.C. fosse arrivato nell’Italia centrale, grazie a Lucio Licinio Lucullo (117 a.C., 56 a.C.) console romano nonché generale; si proprio lui il Lucullo conosciutissimo ancora oggi attraverso l’aggettivo “luculliano”.
Lucullo in breve, nella sua vita avventurosa, si recò in Asia Minore dove combatté molte battaglie e ne vinse di molto importanti. Conquistò il regno del Ponto (Anatolia nord-orientale, lungo la sponda sud del Mar Nero) di conseguenza non è un caso che il visciolo si chiami Prunus Cerasus, Cerasus è identificabile con la zona agricola da epoca greca sviluppatasi attorno alla greca Kerasunta, in latino Cerasunta l’attuale Giresun turca.
A riguardo di Lucullo, ciò che lo ha reso famoso, fino ai giorni nostri, è il fatto che al ritorno da tali campagne d’armi, ritirandosi dalla politica, usò le sue grandi ricchezze dandosi a creare ville e giardini dove ospitare gli amici con cene sfarzose e ricchissime come qualità e quantità di cibo. Certo se veramente fosse stato lui ad importare il visciolo non possiamo che affermare che quantità e qualità per una volta coincidono.
SCHEDA DELLE CARATTERISTICHE: